Tracce di Sardegna

Scrivo a caldo due parole, perché dopo che le emozioni si raffreddano i pensieri non sono gli stessi.

Abbiamo appena terminato queste due giornate di incontri tra i giovani FASI, i “vecchi” FASI, quelli che dei circoli sono promotori da anni, e tante altre persone interessanti legate alla Sardegna, alla mia Terra.

Sono ormai dieci anni che mi sono stabilita a Torino, ma il cuore, come per tanti, rimane sempre attaccato a quella piccola Isola abbastanza vicina da poterla sognare, ma non troppo per poterci tornare ogni volta che ne ho bisogno.

Sono stati due giorni di scambi, di incontri, di network e di racconti da parte di chi la Sardegna l’ha lasciata parecchio tempo fa, di chi da meno tempo e chi invece ci vive e cerca di portare fuori le esperienze, anche all’estero. La cosa che più mi ha colpito credo sia stata il come, nonostante i tempi cambino, le esigenze si facciamo diverse, i metodi di comunicazione siano stati totalmente sovvertiti, la voglia di comunità, di mantenere una propria identità e di promuovere la nostra terra rimangano immutate, anzi si rafforzino.

Siamo nel 2017 e sicuramente emigrare oggi non assume gli stessi connotati di qualche tempo fa, non si parte più necessariamente dall’isola perché si ha bisogno, non sempre, ma anche perché cambiano le esigenze, nascono nuove reti e legami e la voglia di scoprire cosa c’è fuori. Questo spinge oggi tanti giovani a partire, sapere di avere forse più possibilità di trovare un futuro o anche solo di soddisfare una curiosità, di formarsi lontano da casa.

La Sardegna è come una mamma che non ti fa mancare sicuramente la serenità, è una mamma che ti vizia ma che allo stesso tempo ti tiene sotto una campana di vetro e questo spesso è fonte di insoddisfazione, spinge chi ci vive a non sopportare le proprie radici e spinge chi è via a non tornare spesso. Però in tutti credo esista questo legame così forte, oltre alla nostra terra, anche a chi ci vive, è quello che ci spinge in casa ad essere campanilisti e fuori a sentirci tutti fratelli.
È una mamma che a volte fa arrabbiare, soprattutto quando la si lascia per un po’ e diventa difficile poi da comprendere.

E trovo che il lavoro della FASI e di tutte le associazione che con essa collaborano, sia fondamentale proprio per questa Rete che crea, per il senso di appartenenza e di famiglia.

In questi giorni ho scoperto quanto nella mia isola si faccia per promuoverla all’esterno e ho appurato anche quanto i miei coetanei facciano da fuori per fungere da vetrina: perché in fondo gli emigrati portano la bandiera un po’ in giro per il mondo.
Molto spesso mi sono trovata a pensare se ne fosse valsa la pena, di andare via, lontano da tutti gli affetti, anche se si può sempre tornare, ma col tempo diventa sempre più difficile.

Però questi eventi mi ricordano quanto invece siamo vicini, siamo connessi, con le cose che possiamo fare, collaborando insieme, per parlare di Sardegna e per sentirci un po’ più vicini. Sono contenta di essere entrata a far parte di questo gruppo di giovani e di persone, mi fa pensare che possiamo farcela tutti insieme a promuovere lo sviluppo dentro e fuori dalla Sardegna.
Perché come dice un proverbio africano: “da soli si va veloci ma insieme si va lontano!”

Mavy

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