Ripensare l’emigrazione, ripensare l’impegno sociale

Scrivo alcune riflessioni a seguito dei due Workshop nazionali dei Giovani FASI, conclusisi il 21 maggio a Vicenza.

Foto del workshop di Vicenza del 20-21 Maggio

Associazionismo 2.0 – Nuove tecniche di progettazione: questo il titolo dei due incontri, a Rivoli per il coordinamento Nord-Ovest e Centro-Nord, a Vicenza per il coordinamento Nord-Est e Centro-Sud; nel titolo è già riassunto tutto, pensare il nostro impegno sociale volontario per la FASI significa saper avvalerci delle nuove tecnologie e teorie sulla comunicazione, significa soprattutto ragionare in termini di progettazione, e come ho ribadito più volte nel corso del workshop, è fondamentale sentire la responsabilità insita nell’utilizzo dei finanziamenti pubblici.

Una classe dirigente non può prescindere da questa responsabilità, e ciò vale per la FASI, ma vale anche per qualsiasi istituzione o azienda si vada a dirigere o a organizzare. Troppo spesso ci scontriamo con direttivi locali che usano l’associazione come fosse una proprietà privata del singolo socio, emerge dal dibattito, invece è bene pensare ai beni associativi nel rigore della responsabilità del bene pubblico.

Se la nuova emigrazione si caratterizza per maggiori livelli di istruzione e specializzazione, la FASI non può non cogliere quest’opportunità, investendo in questa ricchezza con i dovuti spazi elargiti, non per cortese concessione, ma per ovvie ragioni razionali di sopravvivenza ed efficienza dell’ente. Dall’altra parte però, è altrettanto dovuta una severa attenzione verso l’eredità ricevuta, la capacità di prendere in mano il proprio bagaglio e farne un volano per la crescita della FASI, ripensandola sempre a servizio dell’emigrazione sarda.

Saper raccontare e descrivere meglio l’impegno delle nostre associazioni, anche attraverso i nuovi media significa approfondire il tema dello storytelling management e del social media marketing, in funzione del superamento della troppa disinformazione e del pregiudizio che pesa sull’emigrazione sarda, saper gestire e organizzare un collettivo significa avvalersi di modelli come il mission canvas, ragionando sempre in un’ottica politica e dirigente da istituzione. Queste le tematiche centrali dei due incontri, questo il futuro dell’associazionismo a favore della Sardegna e dell’emigrazione sarda.

Un’ipotesi ambiziosa certo, ma necessaria affinché persista quel legame virtuoso tra sardi, oltre i confini, quella rete fruttuosa che tanto ha già dato ai sardi e che vogliamo cresca e dia sempre di più.

Stefania Calledda

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *